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LiberoMeditazione e poesia - Riccardo Maria Gradassi, poeta di stato, racconta il suo metodo letterario.
di C. Di Meo

 

Meditazione e poesia

Riccardo Maria Gradassi, poeta di stato, racconta il suo metodo letterario

Poesia e meditazione. Un connubio perfetto, in cui si intrecciano la natura, l’amore e l’occulto. Riccardo Maria Gradassi, ventisei anni, umbro, è il poeta di oggi. Quello che la critica letteraria da Peter Russel a Dario Fo (Nobel per la Letteratura nel 1999) riconoscono come uno dei massimi esponenti della poesia europea. Nominato "poeta di Stato" (i cui lavori sono cioè sovvenzionati dal ministero dei Beni culturali), negli anni Novanta ha pubblicato due libri. Recentemente si è fatto portavoce di un nuovo metodo detto "Meditazionismo letterario" in cui la natura si fonde e si confonde con l’istinto dell’animo umano, dando vita a pensieri profondi. La natura pensata e ammirata attraverso i versi, il grido di un’anima che vuole farsi ascoltare nel via vai frenetico di cuori troppo agitati per fermarsi a pensare che la nascita di un fiore può essere uno spettacolo unico. Riccardo Maria Gradassi è un poeta dell’anima e per l’anima. Un autore dei nostri tempi che vale la pena di essere letto.

Come nasce l’idea del meditazionismo letterario?
Innanzi tutto poesia come meditazione. Ma poesia è anche istinto. Quando ho iniziato ad interessarmi alla natura in forma descrittiva ho pensato che la meditazione era un metodo ottimale per la descrizione generale della natura in se stessa e soprattutto di tutto ciò che ci circonda.

Ventisei anni sono pochi e lei è considerato uno dei poeti italiani di maggior successo.Oggi cosa vuol dire fare poesia?
Scrivere poesia non vuol dire pensare necessariamente al passato. Oggi, quando si dice poesia, si pensa subito al passato. Per me scrivere vuol dire istinto. Un istinto che però il mondo che ci circonda sembra non accettare. Mettere le sensazioni in versi è come scaricare questo istinto. Poesia è anche tutto quello che vuoi dire ma che nessuno ascolterà. Poesia può essere tutto, anche il testo di una canzone. Ligabue, ad esempio, prima di diventare cantante ha vinto numerosi premi letterari poi ha avuto la fortuna di unire due arti e così ha fatto della musica.

Quali sono i poeti che hanno influenzato la sua formazione?
I miei nonni materni, i racconti delle loro storie personali. Poi Pascoli, senza dubbio per la descrizione “georgica” della natura, D’Annunzio per la descrizione dell’esssere umano ed infine Mario Luzi.

I suoi libri sono usciti in tutta Europa
In Romania principalmente, dove professori italiani all’interno dell’Università li utilizzano per i corsi di letteratura. Usciranno presto in Inghilterra, Francia e Germania.

Recentemente ha donato il suo metodo a Giovanni Paolo II, durante l’udienza alla Sala Nervi
Un momento storico, incredibile. Sono così entusiasta che ancora non riesco a descrivere tutte le emozioni. Spero che il libro possa essere preso in considerazione dalle Istituzioni Vaticane ed anche dalle Università Teologiche-Cattoliche mondiali oltre che dalle Scuole Secondarie Superiori non laiche. Mi piacerebbe che gli ideali del Meditazionismo si estendessero alla società di tutti i giorni, che comprende la vita religiosa di qualsiasi essere umano.

Quali sono i colori della sua poesia?
Il verde innanzi tutto perché da il senso del respiro: il respiro è la vita che continua. Il rosso per il colore, ma non soltanto. Rosso è passione, è amore (e dall’amore nasce la vita). In mezzo a tutto c’è però nascosto sempre il nero, che è il mistero, l’occulto.

26  luglio 2003

  Claudia Di Meo

 

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